Elettrica, intelligente e circular: l’auto del futuro secondo Paolo Lugiato

L’e-car non è più un’utopia. Anche se non sarà più di proprietà, ma condivisa. Paolo Lugiato, esperto di mercati energetici, ci ha offerto una sua analisi sulle opportunità del mercato dei mezzi elettrici

di MARCO TEDESCHI

Il 2017 sarà ricordato come l’anno dell’auto elettrica. Dopo l’annuncio di mettere al bando le auto diesel e benzina entro la metà del secolo da parte di Francia e UK, la notizia che ha scosso il settore dell’automotive è la decisione della Cina di voler porre uno stop ai motori a scoppio nel futuro prossimo. Sui mercati abbondano sempre più modelli, sempre più economici e con un’autonomia sempre più estesa. L’e-car non è più un’utopia. Anche se non sarà più di proprietà, ma condivisa. Paolo Lugiato, esperto di mercati energetici, ci ha offerto una sua analisi sulle opportunità del mercato dei mezzi elettrici, tra conferme, intelligenza artificiale, e opportunità d’investimento.

Quali sono i mezzi elettrici più interessanti sul mercato?
“La mia preferita è senza dubbio il gioiello di Tesla, la Model S, progettata per essere la berlina più sicura ed sportiva su strada. Dotata di un powertrain elettrico, ha prestazioni senza paragoni: schiacciando a tavoletta la Model S è in grado di accelerare da zero a 100 km/h in appena 2,7 secondi. Da togliere il fiato. Model S è inoltre accessoriata con il sistema “Pilota automatico”, progettato per rendere i viaggi in autostrada più rilassanti e sicuri. E’ la macchina più moderna sul mercato. Eppure basta aver assistito al salone di Francoforte per capire che Tesla non è più sola. In tanti, in particolare le case automobilistiche tedesche e nordeuropee, guardano con interesse all’elettrico. Volvo ha annunciato che dal 2018 non produrrà più auto a benzina. Allo stand Bmw del Salone in passerella faceva gran mostra di sé la Serie 6 GT, la nuova X3 e la rinnovata elettrica i3s. Interessante la concept car della prossima Mini elettrica che anticipa il modello di serie a zero emissioni del 2019. Al debutto anche la EQ A, prima declinazione della famiglia di veicoli del nascente brand Mercedes dedicato alla mobilità elettrica. Renault ha lanciato Symbioz, un modello 100% elettrico di dimensioni superiori a Zoe. Il fermento è tantissimo. Persino il mercato delle bici elettriche è in fibrillazione”.

In Italia però il mercato delle auto elettriche rimane tiepido.
“In Italia ogni mese si vendono 100 auto elettriche, 10 mila a Gpl e 100 mila diesel. Questa è una fotografia orribile, che mostra un mercato asfittico, che non riesce a decollare, ostaggio della mancanza d’incentivi e di una seria politica di infrastrutture per ricaricare le batterie. FCA avrebbe potuto avere un ruolo leader, ma si è concentrata sul gas mentre Enel ha atteso troppo a lanciare un grande piano d’infrastrutture nazionale, anche dallo scorso anno ha cambiato decisamente rotta. C’è poi la frammentazione dei fornitori: fanno bene start-up come Route220 a richiedere colonnine ad accesso open”.

L’auto elettrica non significa solo riduzione di emissioni climalteranti?
“L’effetto sull’atmosfera di una massiccia introduzione di auto elettriche potrebbe avere effetti positivi in particolare sull’aria delle grandi città italiane, come Roma e Milano e nell’arco padano, tra i più inquinati di Europa. Nel 2016, secondo i dati ufficiali dell’ARPA Lazio, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, il limite massimo di particolato (50 mg per metro cubo) è stato sforati per oltre 15 giorni nell’anno in tutte le zone della Capitale. In alcune centraline questo è successo per quasi 40 giorni. Ciò significa malattie respiratorie gravi, morti e costi per la sanità pubblica e quindi per i contribuenti”.

Come gestire il problema annoso della ricarica? Non potremo certo riempire i centri urbani di colonnine, specie quelli storici.
“Oggi ci sono auto come la nuova A8 che ha il primo sistema a guida autonoma di livello 3, che assume il controllo della guida fino a una velocità di 60 km/h in presenza di code o di rallentamenti in autostrada. Quindi a livello urbano le auto potrebbero essere già programmabili per recarsi da sole presso la colonnina di ricarica libera più vicina, ricarcarsi – magari fermarsi davanti al ristorante sushi preferito, alla faccia di Uber Eats e Foodora, e ritirare il vostro sashimi aprendo un finestrino – e tornare davanti a casa vostra. Dobbiamo pensare ad auto che non solo avranno un’autonomia estesa ma faranno rifornimento autonomamente. Si dovranno creare dei grandi silos di ricarica dove la vettura si auto-parcheggia e si ricarica, togliendo auto dai lati della strada. Oggi se uno ha fiuto deve iniziare ad investire in questo tipo di infrastrutture. L’auto elettrica del 2025 sarà necessariamente a guida automatica”.

Si parla molto anche di ricarica induttiva, ovvero fare il “pieno” di elettricità mentre si sta viaggiando…
“L’idea è un po’ come accadeva nel videogioco Wipeout, il primo blockbuster della Playstation. Ovvero basta passare su un tracciato che prevede la creazione di un campo elettromagnetico alternato, mentre una bobina a induzione nel dispositivo ricevente sul veicolo raccoglie traendone l’energia per la ricarica. La difficoltà sta proprio nel riuscire a trasferire abbastanza potenza verso oggetti più grandi ed oltretutto in movimento. Ma non è impossibile: si sta già sperimentando con i bus ibridi. La prospettiva di poter viaggiare senza dover mai rifornirsi è avvincente. E secondo le ricerche del MIT potrebbe accadere a breve. D’altronde anche il nuovo iPhone X si ricarica con una piastra ad induzione. Il produttore globale di chip, Qualcomm, è già riuscito ad attrezzare funzionalmente una pista di test di 100 metri vicino a Parigi, sulla quale questo sistema induttivo. Tuttavia al momento la tecnologia è lontana da un optimum minimum: anche veicoli a 20 kWh come la Renault Kangoo Z.E fanno fatica a caricarsi. Gli autobus, che hanno soste forzate ad ogni fermata invece potrebbero trarne giovamento da questa infrastruttura”.

Car sharing e circular automotive, ovvero l’auto condivisa e l’auto realizzata secondo i principi dell’economia circolare: che futuro hanno?
“Nelle grandi città l’automazione e i costi ridotti delle auto elettriche aumenteranno sempre di più la diffusione del car-sharing. Il self-driving volendo potrà rendere le flotte “regionali”, ovvero se nel proprio paese non v’è un mezzo disponibile per guidare fino a Milano (mi raccomando scegliete se potete sempre il trasporto pubblico) tramite una app potrete ordinarlo e l’auto si recherà da voi. A questo punto se decidete di prendere un aereo potete agilmente lasciarla in aeroporto, pronta per un altro utente. Oppure tornare a casa comodamente con un treno. In questo modo, se oggi il car-sharing è in trappola alle dimensioni urbane (nelle città sotto i 300mila abitanti non conviene), in futuro potrà essere diffuso ovunque. L’auto di proprietà nel 2030 volendo non potrebbe più esistere: che grande liberazione!”

E per l’economia circolare?
“Per quanto riguarda la circular economy industrie come FCA hanno incluso importanti elementi nella loro filiera di produzione come nello stabilimento di cassino dove non si spreca acqua e si recuperano le vernici di scarto. Sempre di più l’auto sarà disegnata per essere facilmente disassemblata, rigenerata, potenziata con upgrade e riparabile. Non si cambierà più modello ma componenti, riducendo così i costi anche per i gestori di car sharing. Inoltre grazie all’additive printing potremmo ridurre i costi di logistica e trasporto di varie componenti. Un’ulteriore riduzione dei costi per i gestori di flotte car sharing, che immagino diventeranno i produttori stessi di auto. Fossi in voi a partire dal 2030 non investirei più in concessionari”.

Quest’articolo è stato ripreso in quanto contiene numerosi passaggi significativi dell’autore di questo blog.

2018-02-16T10:39:56+01:00 29 Gen 2018|News|